Se possiedi un router WiFi di fascia alta o top di gamma (in ogni caso non un modello base), avrai forse notato che tra le impostazioni nel suo pannello di controllo (quello in genere accessibile andando all’indirizzo http://192.168.1.1 o simile) è presente anche l’opzione “Beamforming”.

Che cos’è esattamente questa funzionalità chiamata Beamforming? È presto detto. Di norma un router Wi-Fi emette un segnale costante a 360° a forma di sfera con al centro il router stesso. Questo sistema non è il massimo perché in ogni caso qualsiasi dispositivo connesso riceve la stessa intensità di segnale (che va a ridursi man mano ci si allontana dall’access point).

Quando andiamo a parlare di Beamforming invece intendiamo una tecnica avanzata con la quale il tuo router è in grado di andare a direzionare il segnale verso i dispositivi connessi alla rete. Suona assurdo, non è così? Soprattutto dato il fatto che il router non è in grado di muovere le antenne e cose del genere.

 

WiFi, che cos'è il beamforming e come funziona

 

In ogni caso, grazie a questa tecnica tutti i dispositivi connessi alla rete saranno in grado di godere di una banda maggiore e tempi di trasmissione ridotti rispetto ad un router classico.

A questo punto è lecito domandarsi che cosa si nasconda dietro le quinte del Beamforming. Si tratta di una tecnica che va a modificare le onde emesse dal router che consentono la trasmissione e ricezione del segnale. Vengono inoltre sfruttate le interferenze di tipo costruttive e distruttive. Il router va quindi a localizzare dove sono posizionati i dispositivi a lui collegati e tramite la modulazione della fase e dell’ampiezza dell’onda va a concentrare il segnale verso i dispositivi e a diminuirlo dove non serve.

 

WiFi, che cos'è il beamforming e come funziona 2

 

Ma quali sono i requisiti per poter attivare il Beamforming nella tua rete domestica? Anzitutto, ovviamente, il router deve avere tale opzione attivabile nelle impostazioni (talvolta si trova nelle impostazioni avanzate), successivamente il router e tutti i dispositivi ad esso collegato devono essere compatibili con lo standard 802.112ac (piuttosto recente). Infine il router deve disporre di tecnologia MIMO, ovvero avere più di una antenna (che siano esterne o interne non conta).

Per concludere, sarà a questo punto lecito porci la domanda: ma alla fine il Beamforming conviene o no? La risposta è: dipende. Anzitutto devi prepararti a un bell’esborso in quanto al momento (ma non in futuro) tale tecnologia non è presente nei router di fascia bassa e media. Successivamente per sfruttarlo al massimo tutti i dispositivi collegati alla tua rete devono essere compatibili anche con lo standard 802.11ac. Tale standard è stato rilasciato nel 2014, motivo per cui tutti i dispositivi prodotti prima del 2014 al 100% non saranno compatibili con il Beamforming.



2 commenti

Polezzz · 08/02/2019 alle 13:27

Ciao,

come corrisponde a verità che il router wireless deve avere almeno 4 antenne per poter fregiarsi dell’utilizzo del beamforming?

bye

    Marco Pakler · 08/02/2019 alle 14:18

    No, semplicemente è necessario che il router sia dotato di antenne MiMo (sigla che significa Multiple In/Multiple Out ed indica quella tipologia di antenne che sono capaci di apportare dei miglioramenti notevoli nel througthput, nell’affidabilità e nella distanza di trasmissione senza ricorrere a banda addizionale o a maggiore potenza di trasmissione, grazie ad una maggiore efficienza spettrale garantita da più bit al secondo per Hertz di banda)

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